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INDICE e AUTORE
- Si riportano nel seguito 29 titoli
- Cantico Spirituale – San Giovanni della Croce
- Confessioni – Sant’Agostino d’Ippona
- Dell’arte di ben morire – San Roberto Bellarmino
- Filotea – Introduzione alla vita devota – San Francesco di Sales
- Gesù al Getsemani. De Tristitia Christi – San Tommaso Moro
- Il gran mezzo della preghiera – Sant’Alfonso Maria de’ Liguori
- Il salterio di Gesù e Maria – Beato Alano della Rupe
- Il segreto ammirabile del Santo Rosario – San Luigi Maria Grignion de Montfort
- Il trattato dell’amore divino – San Francesco di Sales
- Il vero discepolo di Gesù Cristo – Beato Antonio Chevrier
- I Novissimi. Meditati davanti al Santissimo Sacramento – Beato don Giacomo Alberione
- La distribuzione della comunione sulla mano – Don Federico Bortoli
- L’apparecchio alla morte – Sant’Alfonso Maria de’ Liguori
- La perfezione religiosa alla luce della SS. Eucarestia – VOLUME IV – San Pierre-Julien Eymard
- La Regola per ben confessarsi – San Giacomo della Marca
- La via della salute – Sant’Alfonso Maria de’ Liguori
- Lettere – Santa Caterina de’ Ricci
- Libretto della vita perfetta – Beato Enrico Suso
- L’imitazione di Cristo – Autore sconosciuto
- Le glorie di Maria – Sant’Alfonso Maria de’ Liguori
- Le visite al SS. Sacramento – Sant’Alfonso Maria de’ Liguori
- Notte oscura – San Giovanni della Croce
- Opere Varie del glorioso Sant’Andrea da Avellino – Tomo 1 – Sant’Andrea da Avellino
- Somma Teologica – San Tommaso d’Aquino
- Storia di un’anima – Santa Teresa di Lisieux
- Sul sacerdozio – San Giovanni Crisostomo
- Trattato della preghiera e della meditazione – San Pietro di Alcantara
- Trattato della vita spirituale – San Vincenzo Ferreri
- Vivere con Maria – Massimo Maria Negrelli
Cantico spirituale
Si tratta di un canto d’amore metaforico in cui la “sposa” (che rappresenta l’anima) ricerca lo “sposo” (che rappresenta Gesù Cristo), trovando la piena gioia dopo essersi riuniti. Si tratta di una sorta di libera versione in lingua spagnola del Cantico dei cantici in un’epoca in cui era proibito tradurre il testo della Bibbia in lingua volgare.
Scritto da San Giovanni della Croce, ricordato il 14 dicembre
Strofa 1: Dove ti sei nascosto, Amato?
Spiegazione
In questa prima strofa l’anima innamorata del Verbo Figlio di Dio, suo Sposo, desiderando unirsi a lui con una visione chiara ed essenziale, espone le sue ansie d’amore, lamentandosi per la sua assenza. Si lamenta soprattutto perché, avendola ferita con il suo amore, a motivo del quale ella ha lasciato tutte le cose create e se stessa, deve poi patire l’assenza del suo Amato, che ancora non la libera dalla carne mortale onde permetterle di goderlo nella gloria eterna. Per questo dice: Dove ti sei nascosto?
Strofa 23:
Guardandomi, i tuoi occhi
lor grazia m’infondean;
per questo più m’amavi,
per questo meritavan
i miei occhi adorar quanto vedean.
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Confessioni
Le Confessioni (in latino Confessionum libri XIII o Confessiones) sono un’opera autobiografica in XIII libri di Agostino d’Ippona, padre della Chiesa, scritta nel 398. È unanimemente ritenuta tra i massimi capolavori della letteratura cristiana. In essa, sant’Agostino, rivolgendosi a Dio, narra la sua vita e in particolare la storia della sua conversione al Cristianesimo.
Scritto da Sant’Agostino d’Ippona, ricordato il 28 agosto
L’incontro con Dio
Tardi ti amai, bellezza così antica e così nuova, tardi ti amai. Sì, perché tu eri dentro di me e io fuori. Lì ti cercavo. Deforme, mi gettavo sulle belle forme delle tue creature. Eri con me, e non ero con te. Mi tenevano lontano da te le tue creature, inesistenti se non esistessero in te. Mi chiamasti, e il tuo grido sfondò la mia sordità; balenasti, e il tuo splendore dissipò la mia cecità; diffondesti la tua fragranza, e respirai e anelo verso di te, gustai e ho fame e sete; mi toccasti, e arsi di desiderio della tua pace. gloria eterna. Per questo dice: Dove ti sei nascosto?
Il libro è disponibile online
Dell’arte di ben morire
L’opera è dedicata a Francesco Sforza, “Cardinale di Santa Romana Chiesa e vescovo di Albano”, ed è strutturata in due distinte sezioni, tra loro strettamente dipendenti. Nella prima, l’Autore si rivolge direttamente ai “sani”, che avvertono la morte assai lontana; nella seconda, invece, si rivolge a chi si trova in uno stato di grave malattia e percepisce la fine terrena assai prossima.
La sua riflessione antropologico-teologica si innesta integralmente nel tronco della tradizione cattolica, riaffermata e corretta attraverso le disposizioni partorite dal Concilio di Trento: pertanto, così come nella migliore convenzione religiosa, la sanità e la malattia non sono da intendersi esclusivamente nella loro accezione più ristretta (corporale), bensì esse sono da considerarsi anche, e soprattutto, come stati dello spirito umano.
Il De arte bene moriendi infatti presenta una svolta antropologica e teologica radicale che si ripercuoterà anche sul prezioso lavoro di Alfonso Maria de Liguori, “Apparecchio alla morte”, scritto nel XVIII secolo. Infatti, dopo il Cinquecento, il morire assume, anche grazie al nuovo apporto speculativo di Roberto Bellarmino, un ulteriore significato: l’interesse, dal Seicento in poi, non è più rivolto alla vecchia iconografia dell’ars moriendi che ipervalorizzava l’ultimo istante terreno, bensì è interamente rivolto alla continua preparazione della morte durante tutto l’arco temporale della vita. La morte perde la sua carica emotiva attribuita all’istante del decesso ed acquisisce, al contempo, un nuovo status: si muore tutti i giorni, poiché la morte è inscritta nella vita, ne è parte integrante
Scritto da San Roberto Bellarmino, ricordato il 17 settembre
Capitolo: prefazione dell’autore
Ma non negherà alcuno che l’arte di ben morire non sia la principale di tutte le arti, qualora vorrà attentamente pensare che in morte si deve render a Dio stretto conto di tutto ciò che abbiam fatto , detto, e pensato in tutto lo spazio di nostra vita fino ad una sola parola oziosa, ( Matth. 12 ) avendo per accusatore il diavolo, per testimonio la coscienza, per giudice Iddio, ed aspettandoci la pena di eterna morte, od il premio sempiterno.
Capitolo: Parte I, Capo II, Del secondo precetto dell’Arte di ben morire, che è morire al mondo
Ora perchè uno viva bene è necessario primieramente che muoja al mondo prima di morire alla vita temporale . Imperciocchè tutti quelli che vivono al mondo , son morti a Dio; nè in alcun modo può darsi che uno incominci a vivere a Dio, se prima non muore al mondo.
Capitolo: Parte II, Capo V, Del quinto precetto dell’Arte di ben morire’, essendo già vicina la morte, che è del fare il Testamento.
Ora il testamento si deve fare in principio della malattia, se non fu prudentemente fatto in antecedenza; e s’ ingannano molto coloro, i quali non pensano a far testamento, se non al lorchè sono costretti dagli amici, o parenti, quando incalza la malattia; nel qual tempo o cominciano a delirare, o certamente non dispongono delle loro cose con quella prudenza, colla quale avrebbero disposto quando erano sani.
Il libro è disponibile online
Filotea
Quante volte avremmo desiderato che qualcuno ci desse consigli pratici nelle situazioni difficili della nostra vita o che ci evitasse errori e cadute… Da più di quattro secoli “Filotea”, uno dei grandi classici della spiritualità, guida milioni di cristiani a santificarsi nel quotidiano, attraverso esempi pratici e facili da capire. Con la confidenza e l’amore di un padre, con la dolcezza dell’uomo che vive la santità e la concretezza di un direttore spirituale, l’autore ci prende per mano, guidandoci lungo il difficile cammino della santità, a cui tutti siamo chiamati. Accogliamo il suo invito a diventare santi nel quotidiano, facendo del Vangelo la nostra regola di vita e impegnandoci ogni giorno a vivere l’insegnamento di Gesù con amore e gioia.
Scritto da San Francesco di Sales, ricordato il 24 gennaio
Capitolo I – DESCRIZIONE DELLA VERA DEVOZIONE
“Di vera ce n’è una sola, ma di false e vane ce ne sono tante; e se non sai distinguere la vera, puoi cadere in errore e perdere tempo correndo dietro a qualche devozione assurda e superstiziosa.”
Capitolo XI – L’OBBEDIENZA
“Soltanto la carità ci eleva alla perfezione; ma l’obbedienza, la povertà e la castità sono i tre grandi mezzi per acquistarla. L’obbedienza consacra il nostro cuore, la castità il nostro corpo, e la povertà i nostri beni all’amore e al servizio di Dio: sono i tre bracci della croce spirituale, che poggiano sul quarto che è l’umiltà.”
Capitolo XXI – COME BISOGNA FARE LA COMUNIONE
La preparazione alla santa Comunione comincia la sera precedente, con molte aspirazioni e slanci d’amore. Ritirati per tempo in camera tua, prima del solito; così il mattino seguente sarai pronta per alzarti più presto. Se durante la notte dovessi svegliarti, metti subito nel cuore e sulla bocca qualche pensiero odoroso, per profumare la tua anima e prepararla a ricevere lo sposo che veglia mentre dormi e si prepara ad arricchirti di infinite grazie e favori se sei pronta a riceverli.”
Il libro è disponibile online
Gesù al Getsemani. De Tristitia Christi
È l’ultima opera scritta dal Santo, mentre si trovava in carcere in attesa dell’esecuzione capitale, prima che gli venisse tolta la possibilità di scrivere. L’opera si conclude significativamente nel punto in cui i soldati mettono le mani addosso a Gesù. Si tratta di una lunga riflessione che lo statista inglese scrive in uno stile che va dalla meditazione, all’esortazione, all’ironia, all’enfasi oratoria, alla lucidità argomentativa se sono in gioco questioni teologiche. Profondità del contenuto ed eleganza della forma documentano, la statura culturale e spirituale di un grande personaggio che ha segnato l’Inghilterra del 1500 e che è tutt’ora di grande attualità.
Scritto da San Tommaso Moro, ricordato il 22 giugno
Molte più lodi deve ricevere chi ha sconfitto sia il nemico sia la paura, perchè spesso vincere la paura è più difficile che sconfiggere il nemico
Per chi vuole approfondire
Il gran mezzo della preghiera
«Io ho dato alla luce diverse operette spirituali, ma stimo di non aver fatta opera più utile di questo libretto, in cui parlo della preghiera, per essere ella un mezzo necessario e sicuro, al fine di ottenere la salute, e tutte le grazie che per quella ci bisognano. Io non ho questa possibilità, ma se potessi, vorrei di questo libretto stamparne molte copie, quanti sono tutti i fedeli che vivono sulla terra, e dispensarle ad ognuno, affinché ognuno intendesse la necessità, che abbiamo tutti di pregare per salvarci.
Dico ciò, perché vedo da una parte quest’assoluta necessità della preghiera, tanto per altro inculcata da tutte le Sacre Scritture, e da tutti i Santi Padri; ed al contrario vedo, che i cristiani poco attendono a praticare questo gran mezzo della loro salute. E quel che più mi affligge, vedo che i predicatori e confessori poco attendono a parlarne ai loro uditori e penitenti; e vedo che anche i libri spirituali, che oggidì corrono per le mani, neppure ne parlano abbastanza. Mentre invece tutti i predicatori, confessori e tutti i libri, non dovrebbero insinuare altra cosa con maggior premura e calore, che questa del pregare».
Scritto da Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, ricordato il 1° agosto
Io ho dato alla luce diverse operette spirituali, ma stimo di non aver fatta opera più utile di questo libretto, in cui parlo della preghiera, per essere ella un mezzo necessario e sicuro, al fine di ottenere la salute, e tutte le grazie che per quella ci bisognano.
Chi prega, certamente si salva; chi non prega certamente si danna. Tutti i beati, eccettuati i bambini, si sono salvati col pregare. Tutti i dannati si sono perduti per non pregare; se pregavano non si sarebbero perduti. E questa è, e sarà la loro maggiore disperazione nell’inferno, l’aversi potuto salvare con tanta facilità, quant’era il domandare a Dio le di lui grazie, ed ora non essere i miseri più a tempo di domandarle.
Se è lecito dunque raccomandarsi ai vivi, perché non ha da esser lecito l’invocare i Santi, che in cielo più da vicino godono Dio? Ciò non è derogare all’onore che a Dio si deve, ma duplicarlo, com’è l’onorare il re non solo nella sua persona, ma ancora nei suoi servi. Che perciò dice S. Tommaso, essere bene che si ricorra a molti Santi, perché con le orazioni di molti alle volte si ottiene ciò che non si consegue per l’orazione di un solo.
Il libro è disponibile online
I novissimi
Il libro riporta le riflessioni di Don Giacomo Alberione, fondatore della Famiglia Paolina, sul tema classico dei Novissimi: la Morte, il Giudizio particolare, il Purgatorio, il Paradiso, l’Inferno, il Giudizio universale.
Scritto da Beato don Giacomo Alberione, ricordato il 26 novembre
Capitolo IL GIUDIZIO PARTICOLARE – VII – La presentazione dell’anima
Non badiamo al giudizio degli uomini, ma alla realtà delle loro opere. Diceva San Paolo: «Chi mi giudica è il Signore» (1Cor 4,3). Si devono evitare: l’ipocrisia che copre il male con un mantello di innocenza; il rispetto umano che lascia il bene per timore degli uomini. Se le nostre opere sono sostanziate di bene avranno il premio; ma se sono mancanti, che sarà di noi? Facciamo il bene e con ogni rettitudine.
Capitolo IL GIUDIZIO PARTICOLARE – XI – Le pene del Purgatorio
Il purgatorio è la privazione temporanea della vista di Dio. L’anima soffre una pena, che si chiama del danno: le è ritardato l’ingresso nella beata patria. Per comprendere questa pena pensiamo come dopo la morte un desiderio solo ci rimarrà; e tutti i desideri si concentreranno o in un solo, che diverrà potente, fortissimo: il desiderio di esser con Dio, di «essere con Cristo» (Fil 1,23). L’anima si sentirà attratta dalla bellezza di Dio; sarà assetata della gioia eterna; sentirà che l’unico bene è il Signore; la volontà si concentrerà tutta nel cercare Dio. Avrà bisogno di vedere il suo Padre Celeste. Spinta da questo desiderio di essere con Dio, di possedere, di godere il Signore, vorrà innalzarsi, spiccare il suo volo verso il Signore; ma la mano di Dio la respingerà: Figliuola, non sei ancora abbastanza pura, innocente. Ti è necessario, prima, lavarti.
Capitolo IL PARADISO – XV – In Paradiso contempleremo Dio, Sommo Vero
Nelle parole di Gesù, ecco promesso il Paradiso a chi ama il Signore; a chi lo ama non a parole, ma a fatti, osservando i comandamenti. Anzi è promesso un grande Paradiso: «un Tesoro nel cielo» a colui il quale non solo dimostra amore, con l’osservare i comandamenti, ma mostra con i fatti di amare maggiormente Gesù, osservandone | anche i consigli. Fortunato chi segue i consigli che Gesù aveva dato a quel giovane. Questi consigli gli Apostoli li avevano seguiti: «Abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito». E per questo Gesù disse loro: «Possederete la vita eterna»
Per chi vuole approfondire
Il segreto ammirabile del Santo Rosario
Il libro è diviso in cinque parti, tante quante sono le decine della corona del rosario, che non per niente costituiscono il titolo di ognuno dei cinque capitoli, e a sua volta ogni capitolo, “decina”, è suddivisa in dieci paragrafi, tanti quanti sono i grani, “rose”, del rosario. L’origine e il nome: Nella “prima decina” che intitola “L’eccellenza del Santo Rosario nell’origine e nel nome” parla delle origini del rosario e del suo nome (in origine si chiamava infatti “salterio angelico” o “salterio di Gesù e di Maria”) raccontando la storia di San Domenico tramite il libro “De Dignitate psalterii” di Alano della Rupe: « Il santo Rosario, essendo sostanzialmente composto della preghiera di Cristo Gesù e della salutazione angelica – il Pater e l’Ave – e della meditazione dei misteri di Gesù e di Maria, è senza dubbio la prima e la principale devozione in uso presso i fedeli, dal tempo degli Apostoli e dei primi discepoli, dì secolo in secolo giunta fino a noi. Tuttavia, nella forma e nel metodo in cui è recitato attualmente, fu ispirato alla Chiesa e suggerito dalla Vergine a san Domenico per convertire gli Albigesi e i peccatori, soltanto nel 1214. »
Scritto da San Luigi Maria Grignion de Montfort, ricordato il 28 aprile
Capitolo “Introduzione – Rosa bianca ai sacerdoti”
Ministri dell’Altissimo, predicatori della verità, araldi del Vangelo, permettete che vi presenti la rosa bianca di questo piccolo libro per mettervi nel cuore e sulle labbra le verità in esso esposte con semplicità e senza pretese. Nel cuore, affinché voi stessi intraprendiate la pia pratica del Rosario e ne gustiate i frutti. Sulle labbra, perché comunichiate agli altri la sua eccellenza e con tale mezzo li possiate convertire. Guardatevi, ve ne prego, dal considerare questa santa pratica piccola e di poca importanza, come sogliono fare gli ignoranti e molti dotti orgogliosi.
Capitolo “Introduzione – Rosa rossa ai peccatori”
Se sarete fedeli a recitarlo devotamente fino alla morte, nonostante l’enormità delle vostre colpe, credetemi: riceverete la corona di gloria che non appassisce (1 Pt 5,4). Anche se vi trovate sull’orlo dell’abisso, o con un piede nell’inferno, se avete perfino venduto l’anima al diavolo come uno stregone, o siete un eretico indurito e ostinato come un demonio, presto o tardi vi convertirete e vi salverete purché lo ripeto e notate bene i termini del mio consiglio – diciate devotamente ogni giorno fino alla morte il santo Rosario, per conoscere la verità ed ottenere la contrizione ed il perdono dei vostri peccati.
Capitolo “Prima decina – Rosa terza”
San Domenico, ispirato dallo Spirito Santo, istruito dalla Vergine e dalla sua personale esperienza, fin che visse predicò il Rosario con l’esempio e con la parola, nelle città e nelle campagne, ai grandi e ai piccoli, ai sapienti ed agli ignoranti ai cattolici ed agli eretici. Il santo Rosario, ch’egli recitava ogni giorno, era la sua preparazione alla predica e il suo appuntamento dopo la predicazione.
Capitolo “Prima decina – Rosa settima”
Da quando il beato Alano della Rupe rinnovò questa devozione, la voce del popolo, che è voce di Dio, la chiamò “Rosario”, cioè corona di rose; e ciò per significare che ogni qual volta si recita devotamente il Rosario si pone in capo a Gesù e a Maria una corona di 153 rose bianche e di 16 rosse del paradiso, che non perderanno mai la loro bellezza e il loro splendore.
Capitolo “Quarta Decina – Rosa quarantaquattresima”
Vigila soprattutto su due difetti, comuni a quasi tutti coloro che recitano il Rosario: il primo è di non formulare nessuna intenzione prima di iniziarlo […] Il secondo difetto, ancor più frequente, è di pensare, all’inizio della preghiera, solo a terminarla al più presto.
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L’apparecchio alla morte
Il testo consiste in 36 considerazioni per accompagnare la vita presente alla preparazione all’esito finale come l’autore stesso dice nel suo “Scopo dell’opera”. L’autore sottolinea il tema centrale della predicazione dei quattro novissimi con la meta di istruire i fedeli all’abbandono del peccato e che è necessario la pratica costante della preghiera come mezzo efficace per «ottenere la salvezza eterna.
Scritto da Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, ricordato il 1° agosto
Considera che sei terra, ed in terra hai da ritornare. Ha da venire un giorno che hai da morire e da trovarti a marcire in una fossa, dove sarai coperto dai vermi. “I vermi saranno la tua coperta” (Is.14,11). A tutti ha da toccare la stessa sorte, a nobili ed a plebei, a principi ed a vassalli.
Molti saranno i rimorsi con cui la coscienza roderà il cuore dei reprobi, ma tre saranno i rimorsi più tormentosi: il pensare al poco per cui si son dannati: al poco che dovevano fare per salvarsi: e finalmente al gran bene che han perduto.
Tutta la nostra salute, e tutta la perfezione consiste nell’amare Dio. “Qui non diligit manet in morte” (1Gv.3,14). “Caritas est vinculum perfectionis” (Colos 3). Ma la perfezione dell’amore consiste poi nell’uniformare la nostra alla divina volontà; poiché questo è l’effetto principale dell’amore, come dice l’Areopagita, unire le volontà degli amanti, sicché non abbiano che un solo cuore ed un solo volere.
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La via della salute
É un’opera spirituale che offre meditazioni sulla salute eterna e sul mezzo della preghiera per ottenere grazie da Dio. Il testo è composto da meditazioni spirituali, con un focus particolare sulla preghiera come “gran mezzo” per raggiungere il fine desiderato e sulla necessità di conformarsi alla volontà divina.
Scritto da Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, ricordato il 1° agosto
Così chiamava S. Agostino il pensiero dell’eternità: Il gran pensiero. Questo è quel pensiero, che ha mandati tanti solitari a vivere nei deserti, tanti religiosi (anche Re e Regine) a rinserrarsi nei chiostri, e tanti Martiri a finir la vita nei tormenti, affine di acquistare l’eternità beata del paradiso, e di evitare, l’eternità infelice dell’inferno. Il ven. Giovanni d’Avila convertì una certa Dama con queste due parole: Signora, le disse, pensate a queste due parole: Sempre e Mai. Un certo Monaco si chiuse in una fossa per pensare continuamente all’eternità, ed ivi non faceva altro che esclamar: O eternità! O eternità! – Ah mio Dio! quante volte io ho meritata l’eternità dell’inferno! Oh non vi avessi mai offeso! Datemi dolore dei peccati miei, abbiate pietà di me
Così il profeta Isaia chiamò il nostro Redentore: Virum dolorum (53, 3): uomo de’ dolori: sì, perché tutta la vita di Gesù Cristo, fu vita di dolori. Egli si era addossato tutti i nostri debiti. È vero che essendo Uomo e Dio, bastava una semplice sua preghiera a pagare per tutti i debiti del mondo, ma il nostro Salvatore volle rigorosamente soddisfarla la divina giustizia, e perciò si elesse una vita piena di disprezzi e di dolori, contentandosi, per amore degli uomini, di essere trattato come l’ultimo ed il più vile tra gli uomini, come anche già lo previde Isaia: Gesù mio disprezzato, voi coi vostri disprezzi avete pagati i disprezzi da me fatti a voi stesso. Oh fossi morto prima, e non vi avessi mai offeso!
Appena giunto il Redentore al Calvario tutto addolorato e stanco, gli tolgono le vesti attaccate già alle sue lacere carni, e poi lo gettano sulla croce. Stende Gesù le sacre mani, e nello stesso tempo offre all’eterno Padre il sacrifizio della sua vita, e lo prega ad accettarlo per la salute degli uomini. Quindi prendono i carnefici con furia i chiodi ed i martelli, ed inchiodando le sue mani e i suoi piedi l’affiggono alla croce. O mani sacrosante, che col solo tatto sanaste tanti infermi, perché ora v’inchiodano a questa croce? O santi piedi, che tanto vi affaticaste per cercare noi, pecorelle perdute, perché ora vi trafiggono con tanto dolore? Quando vien ferito un nervo nel corpo umano, è sì acuto il dolore, che cagiona spasimi e svenimenti; or quale sarà stato il dolore di Gesù cui furono traforati coi chiodi le mani ed i piedi, membra piene di nervi e muscoli? – Oh dolce Salvatore, tanto vi costò il desiderio di vedermi salvo, e di acquistarvi il mio amore; ed io ingrato tante volte ho disprezzato l’amor vostro per niente; ma ora lo stimo più di ogni bene..
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Le glorie di Maria
Il libro unisce numerose citazioni in favore della devozione alla Beata Vergine Maria dei Padri della Chiesa e dei Dottori della Chiesa con vedute personali dell’autore sulla venerazione mariana, e comprende una serie di “esempi” e preghiere a Maria. Il libro è diviso in due parti: la prima parte è un commento in dieci capitoli alla Salve Regina, la seconda contiene: Discorsi sulle sette feste della Madonna; Riflessioni sui sette dolori; Delle virtù di Maria Santissima; Ossequi e Devozioni. Ogni capitolo si chiude con una preghiera.
L’opera è stata scritta ai tempi del Giansenismo, che criticavano la devozione mariana per cui ne nacque una polemica che favorì la diffusione del libro.
Scritto da Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, ricordato il 1° agosto
Poiché la Vergine Maria fu esaltata ad essere madre del Re dei re, ben a ragione la santa Chiesa l’onora e vuole che da tutti sia onorata con il titolo glorioso di regina. «Se il figlio è re, dice sant’Atanasio, giustamente la madre deve essere considerata e chiamata regina».
I veri amici e i veri parenti non si conoscono nel tempo della prosperità, ma nei giorni di angustie e di miserie. Gli amici secondo il mondo restano fedeli all’amico finché è nella prosperità, ma le disgrazie, e soprattutto la morte, li fanno fuggire. Maria invece non fa così con i suoi devoti. Nelle loro angustie e specialmente in quelle della morte, le maggiori che si possano avere sulla terra, la buona Madre non abbandona i suoi servi fedeli.
Felici sono i devoti di questa Madre così pietosa, poiché non solo sono da lei soccorsi su questa terra, ma anche nel purgatorio sono assistiti e consolati dalla sua protezione. Anzi, dato che le anime del purgatorio sono le più bisognose di sollievo perché sono le più tormentate e non possono aiutarsi da sé, la nostra Madre di misericordia si prodiga per portare soprattutto ad esse il suo soccorso
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Lettere di Santa Caterina de’ Ricci
La Santa rivestì per ben sette volte il ruolo di priora che le diede occasione di scrivere molte lettere nelle quali dava consigli e conforti a chi ricorreva a lei nelle tribolazioni, esortazioni a ben vivere, ammonimenti e minacce di pene spirituali e temporali a chi abbandonava il retto sentiero (erano ringraziamenti e preghiere per chi aiutava con l’opera e con le elemosine il monastero).
Scritto da Santa Caterina de’ Ricci, ricordata il 2 febbraio
Lettera a Fra Ridolfo, Cavaliere di Malta
“Per questo non resta che io non vi abbi sempre nel cuore, con pregare Iddio che li piaccia farvi camminare per la via retta e vera, e ne’ sua santi comandamenti.“
Lettera a Cassandra Girolami, moglie del fratello Vincenzo
“Per quello che apparsea noi, fu un bellissimo dì; e parve che il tempo vi aspettassi, perchè ieri et oggi è stato un brutto tempo. Ed’ ogni cosa è da lodare Dio“
Lettera al fratello Vincenzo
“[…] ma il non vivere col timore di Dio, come aresti a fare, credoti sia causa di ogni male. Imperò, voglio a ogni modo che tu ti corregga; e in prima, che viva da buono cristiano. […] E ora che siamo di quaresima, voglio che la mattina ti levi a buon’ora e oda messa e la predica, e poi che sia sollecito alle faccende che ti sono imposte, e che le faccia volentieri e non per forza.”
Lettera a Giovanbattista de’ servi
“Appresso intendo quello dite di quel vostro parente, quale ha lasciata la confessione e comunione questa Pasqua; el che mi duole, per l’offesa del Signore e ancora per l’anima sua. Sua Maestà si degni, per sua misericordia, inluminarlo e dargli contrizione de’ suoi peccati: e di tanto l’ò pregato e pregherrò. Et el simile farò per la vostra cara sorella, della quale assai mi incresce: el Signore la consoli, in quel modo a esso piace.“
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Le visite al SS Sacramento e a Maria Santissima
Si tratta di un famoso libro di preghiere che propone meditazioni e invocazioni per l’adorazione di Gesù Eucaristia e la devozione a Maria. Le visite sono momenti di preghiera, adorazione e intima comunione con Gesù presente nel tabernacolo. Il libro è pensato come un manuale di preghiera agile da usare quotidianamente.
Scritto da Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, ricordato il 1° agosto
La santa fede insegna, e noi siam obbligati a crederlo, che nell’ostia consacrata vi sta realmente Gesù Cristo sotto le specie di pane. Ma bisogna che intendiamo insieme ch’egli sta ivi su i nostri altari, ma come in trono d’amore e di misericordia per dispensare grazie e per dimostrare l’amore che ci porta, col voler dimorare di giorno e di notte così nascosto fra noi.
Essendoché in ogni Visita delle seguenti al SS. Sacramento s’insinua la Comunione spirituale, è di bene spiegare che cosa ella sia e di quanto frutto. La Comunione spirituale consiste, secondo S. Tommaso, in un desiderio ardente di ricevere Gesù sacramentato ed in un abbraccio amoroso come già fosse ricevuto.
A pagina 5 è possibile leggere la Preghiera a Gesù da recitare in principio d’ogni visita e la Preghiera a Maria SS da recitare ogni giorno in fine della visita
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Sul sacerdozio
Lo scritto “De Sacerdotio” (Sul sacerdozio), fu molto influenzato da Gregorio Nazianzeno. Egli riteneva che il monachesimo non era la sola via per raggiungere la perfezione; la vita sacerdotale al servizio dei credenti e in mezzo alle mille tentazioni del mondo era per lui il miglior modo di servire Dio. Giovanni si adoperò nell’intento di moralizzare il clero di Costantinopoli colpito dalle critiche per il lusso e lo stile di vita. I suoi sforzi cozzarono contro una forte resistenza e quindi furono limitati e provvisori.
Scritto da San Giovanni Crisostomo, ricordato il 13 settembre
Intermezzo I: Perché Giovanni fuggì la dignità e vi spinse invece l’amico.
Basilio: “Ma tu, disse, non ami Cristo?”.
Giovanni: “L’amo (risposi) né mai cesserò di amarlo; ma temo di muovere a sdegno il mio Diletto”.
Basilio: “E quale enigma, soggiunse, potrebbe darsi più oscuro di questo? Ché mentre Cristo a chi lo ama
impose di pascolare le sue pecore, tu dici di non volerle pascolare, appunto perché ami Colui che
ciò ha comandato”.
Libro terzo: Il sacerdote assolve dai peccati con la potestà da Cristo a lui trasmessa
III. Se alcuno ben consideri che gran cosa è poter avvicinarsi a quella beata e intatta natura, pur
essendo uomo e ancora plasmato di carne e sangue, vedrà allora bene di quanto onore la grazia dello
Spirito abbia degnato i sacerdoti. Per loro mezzo infatti queste cose si compiono, ed altre ancora per
nulla inferiori a queste, sia per dignità, sia in rapporto con la nostra salvezza; quelli che dimorano in
terra e sono posti in questa condizione, vengono ordinati ad amministrare le cose celesti e hanno
ricevuto una potestà che Dio non ha conferito né agli angeli né agli arcangeli; poiché non fu detto a
questi: “Ogni cosa che legherete sulla terra sarà legata anche nel cielo; e ogni cosa che scioglierete,
sarà sciolta” (Mt. 18,18).
Il libro è disponibile online
Trattato della vita spirituale
L’opera “De vita spirituali” (trattato di spiritualità) è un piccolo capolavoro che è quasi un considerato un aggiornamento della “Imitazione di Cristo”. Letto e riletto di frequente da molti santi, tra cui S. Vincenzo de’ Paoli, in esso si traccia, con poche e semplici linee, la figura ideale del perfetto apostolo, indicando nel contempo, in un futuro ancora lontano, quei “santi degli ultimi tempi” (di cui parlerà successivamente il Montfort), i quali, assoggettandosi spontaneamente alle direttive morali del suo scritto, un giorno condurranno la Chiesa alla sua massima perfezione e fioritura.
Scritto da San Vincenzo Ferrer, ricordato il 5 aprile
P.1 CAPITOLO III – LA PUREZZA DEL CUORE – Mortificazione dell’amor proprio
“Fuggi, abbi in orrore, come un veleno mortale, ogni umana lode. Se sei disprezzato, rallegrati e sii intimamente convinto di meritare il vilipendio e le ingiurie di tutti.”
P.1 CAPITOLO III – LA PUREZZA DEL CUORE – Mortificazione della volontà propria
“Qualche volta, quando Iddio t’ispirerà di fare qualcosa per la gloria sua, per la tua santificazione o per il bene del prossimo, ti si opporranno difficoltà, forse insuperabili. Sia che la difficoltà provenga da’ tuoi superiori, o da’ tuoi eguali, o da’ tuoi inferiori, non ti trattenere a contendere. Rientra in te stesso e, quivi raccolto col tuo Dio, va via ripetendo: «Signore, mi si fa violenza, rispondete per me»“
P.2 CAPITOLO I – IL DIRETTORE DI COSCIENZA
“È da sapere che chi ha un direttore al quale obbedisce senza riserva in tutte le cose, piccole e grandi, giungerà alla perfezione molto più facilmente e più presto di quello che potrebbe fare da solo, anche con un’intelligenza perspicacissima e con libri dotti in materia spirituale“
P.2 CAPITOLO IV – CONDOTTA CHE SI DEVE TENERE NELLA MORTIFICAZIONE DEL SONNO – La discrezione necessaria
“Nota che due eccessi specialmente sono pericolosi per il corpo e conseguentemente per l’anima: un’astinenza esagerata e veglie disordinate. Qui, più che nell’esercizio delle altre virtù, si ha da temere l’eccesso, perciò il demonio si vale di quest’astuzia: se vede uno pieno di fervore, gli suggerisce di lanciarsi in astinenze e veglie prolungate che lo ridurranno a un’estrema debolezza, lo renderanno malato e buono a nulla e, come ho detto, l’obbligheranno poi a mangiare e a dormire più degli altri, Memore delle malattie ch’esse gli procurarono, questi non oserà più riprendere né le sue veglie, né le sue astinenze. D’altra parte il diavolo gli suggerirà: «Non far penitenza: dimentichi forse che la penitenza ti fece ammalare?»“
P.3 CAPITOLO I – ALCUNI MOTIVI DI TENDERE ALLA PERFEZIONE – Gli esempi dei Santi
“[…] la sublime perfezione della vita dei Santi, il numero e l’eccellenza delle loro virtù. Che differenza in confronto dell’imperfezione della nostra vita e della tiepidezza delle nostre opere!”
Il libro è disponibile online
Vivere con Maria
Il carisma della Santa Maria Alfonsina è centrato sulla preghiera del Rosario: grazie a questa preghiera ha suscitato la fiducia delle donne cristiane e musulmane nella protezione da parte della Madonna e un atteggiamento di confidenza anche in Gesù Cristo Salvatore. La missione prevalente della sua comunità è l’insegnamento: grazie ad esso «contribuì a vincere l’analfabetismo ed elevare le condizioni della donna di quel tempo nella terra dove Gesù stesso ne esaltò la dignità», così papa Benedetto XVI il 22 novembre 2009. A proposito di “quote rosa” è molto interessante rilevare che delle donne, arabe, suore, cristiane cattoliche siano apprezzate in Medio-Oriente per la loro presenza a vantaggio della donna araba e della sua formazione. Ma, non deve sorprendere: è la Madonna che domanda alla Santa di fondare la Congregazione del Rosario per la promozione della donna nella sua sempre amata patria terrena.
Scritto da Massimo Maria Negrelli
CAPITOLO 5 LE SUE EMINENTI VIRTU’ – Paragrafo: La “delicatezza di Dio”
Sono tante le strade che conducono alla croce: i nostri errori, i peccati commessi, le conseguenze che ne subiamo. O, peggio ancora, come accadde a suor Marie Alphonsine, la meschinità, l’ignoranza, l’arroganza e la cattiveria, l’invidia e la gelosia altrui. La stessa sorte toccò a Cristo Signore.
La croce è la triste e amara eredità del peccato originale, di cui tutti noi portiamo le tragiche conseguenze, anche se tale realtà viene spesso negata e ritenuta una favola. Ma la croce, del peccato originale, addita ad un tempo la crudezza e la bellezza dell’annientamento.